Sauber C32: l'ennesimo esempio di efficienza a basso costo

02/02/2013 » Formula 1 Matteo Lupi - ( twitt @japanpower81 )
Da alcune stagioni il team elvetico ci ha abituato a prestazioni eccellenti pur disponendo di mezzi economici da team di seconda fascia. Nel corso del 2012 sono arrivati addiritura 4 piazzamenti sul podio e sarebbe arrivato con tutta probabilità anche il primo successo dal debutto nel Mondiale se non fosse stato per un inopinato errore di Perez a pochi giri dalla bandiera scacchi in Malesia. Ma cosa si nasconde dietro risultati simili?

Semplicità. E' la prima parola che viene in mente quando si osserva per la prima volta una monoposto appena uscita dalla fabbrica di Hinwil. La C32 incarna in pieno questo spirito. Le linee sono convenzionali e all'apparenza sembra che i tecnici abbiano puntato alla concretezza.

Evoluzione. Figlia della filosofia di cui sopra la nuova vettura del team elvetico rappresenta uno sviluppo della C31 di cui ha mantenuto lo scalino sul muso mascherato però da due nervature ai lati della scocca. Finora è l'unica monoposto che ha adottato una soluzione simile, una sorta di via intermedia tra la Lotus E21 e il vanity-panel impiegato su Ferrari, Mclaren e Force India.

Ricerca. Fino a qualche anno fa la Sauber aveva una caratteristica poco invidiabile: progettava vetture competitive ed affidabili fin dalla prima gara, ma nel corso della stagione subiva una sorta di stallo prestazionale, finendo per perdere posizioni importanti in classifica costruttori. Il 2012, con i podii conquistati da Perez a Monza e Kobayashi in Giappone, ha dimostrato che questo problema sembra essere ormai superato. Per capire il grande lavoro svolto sulla C32 basta guardare la parte terminale delle fiancate: sono più piccole e rastremate rispetto al modello dello scorso anno, al punto che gli scarichi ad effetto "coanda" sporgono rispetto alla parte sottostante.

Stabilità. Sul fronte sospensioni i tecnici elvetici hanno mantenuto gli schemi adottati in passato con push-rod all'anteriore e pull-rod al posteriore, dove il triangolo funge da vero e proprio profilo alare integrando il semiasse e il braccio della convergenza. E' una soluzione che ricalca quelle viste sulle monoposto avversarie dimostrando quanto ormai qualsiasi dettaglio sia figlio di un'esasperata ricerca aerodinamica. A tal proposito colpisce la posizione dei deviatori di flusso ai lati dell'abitacolo che ora sono più spostati verso il retreotreno con un elemento ad arco che si unisce alle pance.

Sembra dunque che per l'ennesima volta il piccolo team svizzero abbia realizzato un capolavoro di ricerca ed evoluzione nonostante il budget non certo faraonico. Non ci resta che aspettare l'inizio dei test per capire fino a dove potranno spingersi Hulkenberg e Gutierrez .

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