16/03/2014 » Formula 1
Matteo Lupi - ( twitt: @japanpower81 )
A buon intenditor...Nico Rosberg non mente. Già è
porprio questo il responso del primo Gran Premo della stagione: dopo
aver dominato i test invernali, dando l'impressione di essere il pilota
che meglio si era adattato alle dinamiche di questa nuova F1, il tedesco
della Mercedes ha letteralmente dominato la gara, lasciando gli
avversari a distacchi siderali. Schieratosi in seconda fila con il terzo
tempo, il figlio di Keke ha messo in scena uno scatto da manuale
bruciando Ricciardo e soprattutto il poleman, compagno di squadra, Lewis
Hamilton, precipitato anche alle spalle dell'australiano. A quel punto
ha dato il via ad una cavalcata solitaria conclusa dopo 57 giri con un
margine che è stato a lungo vicino ai 30 secondi. La Mercedes si è
dunque confermata come la vettura da battere, forte di una velocità
superiore a tutte le altre vetture e della capacità di far lavorare al
meglio la propria power-unit. Rosberg non ha incontrato il minimo
problema, gestendo senza patemi la neutralizzazione avventuta nella
prima parte di gara, per il pneumatico perso da Bottas lungo il
tracciato: nel corso del secondo pit stop sulla sua W05 si è staccato
anche un pezzo di carbonio dal cestello dei freno anteriore sinistro,
colpito inavvertitamente da un meccanico durante le operazioni, ma la
freccia d'argento ha continuato a marciare alla perfezione. Non si può
dire lo stesso della vettura di Hamilton, costretta al ritiro quasi
subito per un problema alla power-unit: dopo aver due posizioni al via,
l'inglese ha capito subito che non era la sua giornata ed al terzo giro è
stato richiamato ai box via radio con un laconico: "Retire. We need to
save the engine!" Stessa sorte per il Campione del Mondo, Sebastian
Vettel che ha imboccato la pit-lane due giri più tardi parcheggiando
mestamente la sua Red Bull.
Il ruolo di protagonista è stato
quindi affidato a Daniel Ricciardo e Kevin Magnussen autori di una gara
fenomenale nella loro condizione di debuttanti. Nel 2002 Mark Webber
ebbe l'onore di salire sul podio, ma si trattò di un'occasione speciale
per celebrare il quinto posto ottenuto da un pilota al debutto nel Gran
Premio di casa. Dodici anni più tardi, alla prima gara con la Red Bull,
l'ex pilota della Toro Rosso si è conquistato l'ambito bagno di folla al
termine di un weekend nel corso del quale ha demolito il più quotato
compagno di squadra: Ricciardo ha dimostrato che la RB10 è una monoposto valida ripagando con la piazza d'onore il gran lavoro fatto dal team dopo i pessimi risultati dei test. Alle sue spalle ha chiuso quel ragazzino che risponde al nome di Kevin Magnussen: come Hamilton nel 2007 il pilota della Mclaren ha colto il podio alla prima occasione dopo aver ottenuto il quarto tempo in qualifica, dando ragione a chi l'ha voluto fortemente al posto di Perez. Il danese ha fatto tutto alla perfezione assecondando le richieste che gli sono arrivate via radio dal team senza mai commettere il minimo errore.
Jenson Button è stato protagonista di una bella rimonta risalendo dalla decima alla quarta piazza: decisiva è stata la strategia del team che l'ha portato a fermarsi per primo in occasione della Safety car entrata per il problema di Bottas. In quei frangenti l'inglese è riuscito a scavalcare Hulkenberg e Alonso gettandosi alla caccia del compagno di squadra, senza però riuscire a completare la rincorsa al podio.
E la Ferrari? L'ottimismo della vigilia è già sparito: se è vero che la Williams non ha rispettato il pronostico che la voleva come seconda forza alle spalle della Mercedes, a Maranello si sono bruscamente resi conto che anche Mclaren e Red Bull sembrano avere una monoposto più competitiva della F14 T. Al termine della solita gara consistente, Alonso ha raggiunto un quinto posto che non fa nè bene nè male: i punti, buoni a muovere fin da subito la classifica, non tolgono peso agli oltre trentacinque secondi rimediati da Rosberg, con il tedesco che nell'ultimo quarto di gara ha badato per lo più ad amministrare. Kimi Raikkonen è stato autore di una prestazione opaca conclusa all'ottavo posto alle spalle di Hulkenberg, Il finlandese rallentato da problemi al DRS è incappato in diversi bloccaggi che gli sono costati anche un paio di lunghi, uno dei quali è stato fatale nel corso della lotta con Bottas, bravo a rimontare fino al sesto posto finale dopo la foratura e relativa perdita di un pneumatico, conseguenza di un "bacio" ad un muretto.
Buona gara per la Toro Rosso a punti con entrambe le vetture: Vergne, a lungo settimo è andato in calo nel finale chiudendo nono davanti al debuttante Danil Kvyat.
La presunta moria di vetture paventata da qualcuno alla vigilia non si è verificata: degli otto ritirati solo sei hanno avuto problemi, Massa e Kobayashi sono stati coinvolti i un incidente al via con il giapponese che si è dimenticato di frenare alla prima staccata travolgendo l'incolpevole brasiliano.
Ordine d'arrivo
1. Nico Rosberg (GER/Mercedes-AMG), 302,271 km in 1 h 32:58.710 (media 195,059 km/h)
2. Daniel Ricciardo (AUS/Red Bull-Renault) a 24.525
3. Kevin Magnussen (DEN/McLaren-Mercedes) a 26.777
4. Jenson Button (GBR/McLaren-Mercedes) a 30.027
5. Fernando Alonso (ESP/Ferrari) a 35.284
6. Valtteri Bottas (FIN/Williams-Mercedes) a 47.639
7. Nico Hülkenberg (GER/Force India-Mercedes) a 50.718
8. Kimi Räikkönen (FIN/Ferrari) a 57.675
9. Jean-Eric Vergne (FRA/Toro Rosso-Renault) a 1:00.441
10. Daniil Kvyat (RUS/Toro Rosso-Renault) a 1:03.585
11. Sergio Pérez (MEX/Force India-Mercedes) a 1:25.916
12. Adrian Sutil (GER/Sauber-Ferrari) a 1 giro
13. Esteban Gutiérrez (MEX/Sauber-Ferrari) a 1 giro
14. Max Chilton (GBR/Marussia-Ferrari) a 2 giri
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