I test invernali si sono chiusi ieri in Bahrain e hanno confermato i timori della vigilia: a Melbourne nessuno potrà dirsi certo di arrivare fino in fondo. Nel corso delle tre sessioni che hanno preceduto l'inizio del Mondiale tutti i team hanno dovuto fare i conti con la fragilità delle nuove power-unit, subendo rotture più o meno serie: c'è chi ha patito noie alla trasmissione, chi problemi di natura elettronica e chi, come i motorizzati Renault, ha fatto fatica addirittura a percorrere run con un discreto numero di giri consecutivi. Ma andiamo ad analizzare lo stato di forma di ogni team.
MERCEDES. La W05 è apparsa fin da
subito come la vettura meglio congegnata e, sfruttando la solidità della
power-unit AMG, è quella che ha percorso il maggior quantitativo di chilometri.
Secondo radio-box il V6 della casa della stella vanta 75 cv di
potenza in più rispetto alla concorrenza e nelle mani di Rosberg ed Hamilton
potrebbe l'arma in grado di uccidere il Mondiale. La vettura di Aldo Costa non è
stata esente da rotture e da guasti, ma nel complesso ha dato l'impressione di
avere in assoluto il livello di preparazione più alto unendo all'affidabilità prestazioni da primato.
WILLIAMS. Per quanto possa valere la FW36 ha conquistato il titolo di monoposto più veloce d'inverno: con l'1'32"258 ottenuto sabato Felipe Massa è balzato in cima alla lista dei tempi e nemmeno Hamilton è riuscito a scalzarlo ieri nell'ultimo tentativo con gomme supersoft al calar del sole. Escluso un problema nel corso della prima giornata della seconda sessione il team di Grove ha potuto girare con costanza ed efficacia completando il programma di test senza apparenti ritardi. Bottas ha un anno in più di esperienza rispetto al 2013 e, visti gli ottimi rapporti con il brasiliano, ci sono tutti i presupposti per una stagione da protagonisti.
McLAREN. Button e Magnussen hanno tra le mani la vettura giusta per cancellare l'annus horribilis 2013 concluso senza alcun piazzamento a podio. Il giovane danese è già a suo agio nel circus ed è pronto per debuttare in Australia senza timori reverenziali. La Mp4/29 vanta soluzioni tecniche interessanti come la sospensione posteriore a libellula in grado di generare un notevole carico aerodinamico in una zona particolarmente colpita dalle nuove limitazioni regolamentari. Il punto di forza è, manco a dirlo, il V6 Mercedes, ma anche il ritorno di Ron Dennis contribuirà a dare a tutti le giuste motivazioni.
FERRARI. La F14T è l'incognita maggiore. In alcuni frangenti le prestazioni Alonso e Raikkonen non hanno impressionato e le parole dello spagnolo nella serata di ieri sono lì a confermarlo: i tecnici di Maranello non si vedono ancora al livello che si erano prefissati di raggiungere a questo punto e, pur cambiando gli avversari, potrebbe delinearsi una nuova stagione all'inseguimento. La power-unit costruita attorno allo 059/3 è decisamente più affidabile e potente della Renault montata sulla Red Bull, ma il team campione del Mondo ha perso lo status di prima della classe e non può certo essere preso come metro di paragone.
FORCE INDIA. Con miglior tempo ottenuto con Perez sia giovedì che venerdì la VJM07 aveva destato un certo interesse, poi quando Hamilton e Massa hanno iniziato a spingere il team indiano è tornato nei ranghi. La monoposto di Andy Green è frutto di un buon progetto anche se si è fermata un po' troppo spesso lungo il tracciato sintomo di un'affidabilità ancora non a livello della concorrenza.
SAUBER. La C33 ha fin qui deluso le aspettative: mai un guizzo e qualche preoccupante rottura, come il cedimento strutturale della scocca nel corso della seconda sessione. Sutil e Gutierrez aprono il Mondiale "degli altri" e non hanno percorso un chilometraggio eccezionale ampliando il divario dalla non eccezionale Caterham solo nel corso dell'ultima giornata quando hanno coperto 140 tornate in due.
TORO ROSSO. Qui iniziano i dolori. Nonostante la parole di Vergne "Credo che abbiamo una buona vettura" la situazione è delicata: sulla monoposto faentina grava la spada di damocle della motorizzazione francese e la bontà del progetto potrebbe diventare un'inutile dettaglio. Per Danil Kvyat vale lo stesso discorso fatto per Magnussen: il ragazzo è valido e soprattutto appare pronto per il grande salto, ma la sua crescita dipenderà da quante gare riuscirà a portare a termine nella prima parte della stagione.
RED BULL. Chi l'avrebbe mai detto che alla vigilia del via la Red Bull sarebbe stata così in basso nella griglia virtuale?! Quando a Jerez i meccanici hanno iniziato ad imballare tutto il materiale con mezza giornata d'anticipo, il campanello d'allarme è suonato pesantemente: due sessioni dopo la situazione non è sostanzialmente cambiata. Rotture e guasti a raffica hanno rallentato lo sviluppo, costringendo ai box i piloti per buona parte del tempo a disposizione: la RB9 paga i problemi della power-unit della Regìe acuiti dall'installazione estrema delle componenti adottata da Newey. Il genio inglese si è focalizzato come sempre sulla ricerca esasperata della prestazione sacrificando l'affidabilità: di fronte ad un cambio regolamentare come quello introdotto quest'anno rischia di tramutarsi in un peccato di presunzione letale. Se la Red Bull saprà risolvere i problemi, suoi e della Renault, cosa non impossibile visti i mezzi di cui dispone, tornare al successo non sarà un problema, ma a quel punto dove saranno arrivati gli altri?
LOTUS.
Era attesa con curiosità ed interesse dopo aver saltato la prima
sessione di Jerez, ma la E22 ha deluso tutti: Grosjean e Maldonado hanno
subìto la stessa sorte di Vettel e Ricciardo passando parecchio tempo
ai box dietro le serrande abbassate. L'efficacia della soluzione a
tricheco impiegata per il muso deve essere ancora verificata, ma non
sembra essere l'aspetto più urgente da vagliare: ad Enstone devono
rimboccarsi le maniche per trovare una soluzione all'affidabilità della
power-unit francese che, nel caso specifico, ha generato preoccupanti principi di incendio.
MARUSSIA. Stessa formazione dello scorso anno con Bianchi e Chilton impegnati a vincere la battaglia dei poveri nei confronti della Caterham. La squadra anglo-russa era attesa ad un notevole salto di prestazioni grazie all'accordo di fornitura tecnica stretto con la Ferrari, ma salvo qualche sprazzo la MR03 ha palesato le consuete difficoltà: problemi di affidabilità a ripetizione con due sostituzioni di motore in due giorni e pochi chilometri all'attivo. Si è assistito anche al curioso episodio del virus che ha compromesso il software di gestione delle apparecchiature informatiche del team nel corso della prima sessione di Sakhir.
CATERHAM. Il buon Kobayashi era tornato in F1 con baldanza ed entusiasmo,
dicendosi conquistato dalla voglia di crescita del team. Ad un mese di distanza dell'entusiasmo è rimasto ben poco: la CT05
rischia seriamente di essere una delle F1 più lente della storia e
quando il paddock si popolerà del nugolo di piloti della GP2 non sarà
impossibile leggere classifiche con qualche nome della serie cadetta più
rapido del giapponese ed Ericsson. La verdona che ricorda nelle fattezze un mezzo da combattimento, si consola come la più affidabile tra le vetture motorizzate Renault, ma se digraziatamente davanti dovessero trovare il bandolo della matassa i due potrebbero battere tutti i record di rapidità e numero dei doppiaggi.
Esegui il LOGIN o, se non l'hai ancora fatto, REGISTRATI adesso...