Il fatidico momento è arrivato: la strade di Felipe Massa e della Ferrari si separano dopo otto anni; otto anni fatti di successi e momenti bui, otto anni in cui un ragazzino è diventato uomo, otto anni in cui quell'uomo ha dato tutto, forse qualcosa di più, alla causa di Maranello. Felipe è un bravo ragazzo e per lui è giusto così. I tempi del titolo mondiale moralmente conquistato nel 2008 sono ormai lontani, poi sono arrivate le delusioni della F60 e la tragedia della molla di Budapest 2009. Il 2010 doveva essere l'anno della rinascita, ma è arrivato Alonso ed è stato l'inizio della fine. Troppo forte lo spagnolo, troppo manipolatore ed accentratore per concedere spazio ad un pilota che necessita di sentire costantemente il sostegno della squadra: prima l'attacco a tradimento all'ingresso della pit-lane in Cina, poi la vittoria rubata a suon lagnanti di team-radio in Germania, con il costante coro di voci che recitava "Alonso il grande, Massa il debole".

Ma la storia di Felipe in rosso merita altri ricordi: la prima vittoria in Turchia nel 2006 bissata nelle due stagioni successive, il trionfo al primo colpo davanti al suo pubblico con la 248F1, la staccata con il coltello tra i denti alla prima curva di Barcellona 2007 con la Mclaren di Alonso costretta ad andare per prati, la pole pazzesca al debutto di Singapore e la triste, magnifica, cavalcata di San Paolo 2008 con il titolo in tasca sotto la bandiera a scacchi, sfumato 38 secondi e 907 millesimi dopo, quando Glock si rese improvvisamente conto di avere le slick sotto la pioggia...

In tutto 11 vittorie, 15 pole position e 14 giri veloci,

Ora si apre una nuova pagina. Ovunque andrà, qualsiasi cosa deciderà di fare, per Massa sarà comunque una rinascita, lontano anni luce dal clamore della marea rossa, ma sempre e comunque protagonista ben voluto di una vita dedicata alle corse, una vita da vivere rigorosamente con il pedale destro rivettato a fine corsa...