25/02/2015 » Formula 1
Matteo Lupi - ( twitt: @japanpower81 )
I fatti di questi giorni ci stanno restituendo per l'ennesima volta una chiara immagine di quanto sia perversa la logica che governa gli interessi dalla F1.
Giusto il tempo di digerire la norma ridicola che vieta ai piloti di cambiare il disegno del proprio casco nel corso della stagione, cavalcata ed imposta dalla Federazione in nome della fantomatica fruibilità e riconoscibilità di un prodotto da parte del consumatore (spettatore/appassionato), e sul Circus torna ad aleggiare l'ombra dell'omertà e del silenzio.
L'incidente di domenica mattina ha aperto molti interrogativi in relazione alla dinamica ed al reale stato di salute di Alonso prima, durante e dopo l'impatto contro il muretto della curva 3, ma ciò che fa imbestialire l'ego di molti tifosi è l'apparente strafottenza con cui la Mclaren ha provato a sotterrare dubbi legittimi, alimentati per lo più, dall'alone di mistero che ha avvolto le fasi immediatamente successive.
Stando al comunicato ufficiale, diramato con colpevole ritardo nel pomeriggio di ieri, uno dei migliori piloti in circolazione (per molti addirittura il migliore in assoluto) avrebbe perso il controllo della sua vettura a causa di un'improvvisa folata di vento, sarebbe finito largo sull'erba sintetica e, dopo un importante sovrasterzo innescato dalla superficie scivolosa (sebbene perfettamente asciutta), avrebbe concluso la sua corsa contro un muro dopo un disperato tentativo di frenata.
Il fatto che una monoposto possa perdere la linea ideale a causa del vento non è impossibile, basta ricordare quanto successe a Jenson Button nelle qualifiche del GP di Spagna proprio a Barcellona nel 2004, quando dovette dire addio ad una probabile prima fila a causa di un uscita alla Campsa causata da un'improvviso colpo di vento laterale. In quell'occasione l'inglese finì largo e senza troppi problemi riportò la macchina ai box. Secondo la ricostruzione operata dalla Mclaren domenica sarebbe successo qualcosa di simile, ma a lasciare perplessi è tutto quello che succede dalla folata in poi: Alonso, che non si trovava in qualifica ma nel mezzo di una sessione di test invernali, dopo essere finito sull'erba sintetica non avrebbe minimamente alzato il piede subendo il sovrasterzo come un pivello e cercando una disperata frenata per evitare l'impatto sulle protezioni. Credibile?! No! Ammissibile che possa succedere a Sainz Jr. che si trova a macinare i primi chilometri al volante di una F.1, non a Fernando Alonso da sempre maestro di gestione nelle diverse situazioni di gara quando deve badare ad una ventina di vetture oltre alla sua.
L'altro punto che lascia perplessi è la perdita di conoscenza: quando sono arrivati i soccorsi Fernando era in stato di semi incoscienza ed i medici hanno dovuto intervenire per estrarlo dalla vettura. Secondo le informazioni trapelate l'impatto avrebbe attivato la procedura di allarme per il picco di forza G registrato dal sensore, ma agli occhi di tutti la Mp4/30 è apparsa pressochè intatta: come è possibile che la monoposto subisca una tale decelerazione senza subire danni sensibili?! E come è possibile che un pilota perda conoscenza per un impatto avvenuto a velocitá tutto sommato moderata e con un angolo ridotto?!
Intanto ad oltre 2 giorni di distanza l'asturiano è ancora ricoverato in una stanza dell'ospedale di Barcellona e sul suo stato di salute arrivano informazioni frammentarie: sta globalmente bene, ma resta sotto osservazione e si esclude che possa lasciare la struttura prima di essere sottoposto ad ulteriori analisi. A questo punto gli interrogativi non si sciolgono, ma si infittiscono: perchè tanto mistero in relazione a quello che, a più riprese, dal team e da Briatore (da sempre vicino agli interessi di Alonso) è stato definito un "normale" incidente da test?!
"Normale" e "incidente" sono due parole che fatichiamo a scrivere e pronunciare così vicine: di "normale" forse c'è solo la volontà di lavare qualcosa di poco chiaro agli occhi di tutti coloro che non vivono da insider, ma che meritano considerazione e rispetto, se non fosse altro, per la passione con cui danno un senso concreto a tutto il circus.
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