Dobbiamo ammetterlo: la grandi attesi della vigilia sono state parzialmente deluse. Quella che avrebbe dovuto essere la Mclaren della rinascita, la vettura destinata a fare la storia, segnando il ritorno del sodalizio vincente con la Honda, è discendente diretta, per non dire "figlia" della vettura che lo scorso anno non è riuscita ad andare oltre il quinto posto nella classifica costruttori.
La veste grafica della Mp4/30 è molto simile a quella della 29, con una navigata (ed ormai un po' stucchevole) alternanza tra nero ed argento, accompagnati da una striscia longitudinale rossa che cinge anche la punta del muso: si tratta di una sorta di "sorpresa inversa" dato che con l'arrivo dei giapponese era lecito aspettarsi un deciso cambio d'immagine, volto a creare un elemento di rottura con la Mercedes, partner dei successi più recenti. La mancanza di un main sponsor (dettaglio che costò il posto a Martin Witmarsh a fine 2013 e che il ritorno di Dennis non ha saputo risolvere) ha finito per levare creatività ai grafici di Woking, ma al tempo stesso lascia spazio a possibili evoluzioni nel corso della stagione: le pance e l'ala posteriore sono completamente vergini e l'arrivo della CNN ha riempito solo gli spazi dell'ala anteriore.
Dal punto di vista aerodinamico la novità principale è rappresentata dalla forma del muso che, in ossequio alle nuove normative ha un andamento lineare con una superficie piuttosto piatta: la vista frontale non può non rimandare alla "papera" per eccellenza, la Ferrari 641/2 di Mansell e Prost.
Le pance sono voluminose con una grossa apertura volta al raffreddamento della power-unit nipponica, ma tendono a rastremarsi in modo deciso verso il retrotreno a dimostrazione di un'attento studio dei flussi verso l'ala posteriore.
Esegui il LOGIN o, se non l'hai ancora fatto, REGISTRATI adesso...