07/02/2013 » Mini
Redazione
Da tre generazioni e da oltre 50 anni, il nome Cooper identifica ciò che
MINI è in grado di offrire quando si tratta di divertimento di guida.
L'idea - nata dalla mente geniale di John Cooper, progettista di Formula
1 - di incrementare le prestazioni della piccola e agile vettura per
trasformarla in un veicolo sportivo su strada e su pista, non ha perso
nulla del suo fascino. Per la Cooper non si è mai trattato di una
questione di cavalli, come dimostra clamorosamente il confronto tra la
Mini classica e le sue due eredi. La chiave sta nel fondamentale
principio di un uso creativo dello spazio, unito all'inimitabile go-kart
feeling, che fa da trait d'union per le tre generazioni della mitica
auto di piccole dimensioni. Gli automobilisti possono apprezzare le
famose caratteristiche di maneggevolezza sulle sinuose strade di
campagna e sulle strade di città di tutto il mondo, in cui la Mini
classica e la MINI del 21°secolo s'incrociano ancora regolarmente lungo
il percorso.
La piccola auto britannica si sente più a suo agio quando deve
affrontare curve e tornanti impegnativi che richiedono cambi di
direzione rapidi e precisi. La Mini classica fu ideata specificamente
per affrontare tornanti e strade disseminate di curve a gomito
(vocazione che ha mantenuto tutt'oggi), grazie a una potenza di 46 kW/63
CV disponibili sulla Mini Cooper giunta ormai alla fine del suo ciclo
produttivo. La Cooper classica fu costruita fino all'autunno del 2000,
anno in cui la versione successiva era già pronta ai blocchi di
partenza. Diversamente dalla Mini originale, il nuovo modello era
disponibile in versione Cooper sin dall'inizio.
Con 85 kW/115 CV sotto il cofano, fece grande onore al suo nome. Sin
dagli esordi, il propulsore e il telaio formarono un'armoniosa alleanza
per offrire un imbattibile divertimento di guida. Come ha dimostrato
John Cooper, non ci si stanca mai di migliorare. 50 anni fa, egli
presentò la Mini Cooper S 70 CV. Oggi, l'ultima discendente della
vettura mette a disposizione 135 kW/184 CV. Come se non bastasse, il
motore turbo che alimenta l'ultima MINI Cooper S stabilisce anche lo
standard d'efficienza per la sua classe di potenza.
Quando Alec Issigonis propose di sviluppare una nuova vettura di piccole
dimensioni per la British Motor Corporation a metà degli anni
Cinquanta, le sue priorità erano lo spazio e il prezzo. Infatti, con
poco più di tre metri di lunghezza, la Mini classica offriva spazi
sorprendentemente generosi per i passeggeri e il loro equipaggiamento.
Issigonis optò per un'installazione anteriore trasversale del motore a
quattro cilindri, sotto la quale si trovava il cambio, perpendicolare
alle ruote. Il posizionamento delle ruote agli angoli estremi della
vettura e i piccoli sbalzi della Mini fecero il resto. La Mini era
piccola esternamente ma spaziosa internamente, per non parlare della sua
sorprendente leggerezza, circa 600 chilogrammi. I principi alla base
del suo design continuano a essere un modello per le auto piccole e
compatte dell'epoca contemporanea.
Tuttavia, la scoperta del vasto talento sportivo racchiuso in quella
minuscola scocca fu merito di un'altra figura chiave nella storia del
marchio. John Cooper, amico e socio in affari di Issigonis e vincitore
di due titoli mondiali per costruttori di Formula Uno - non tardò a
individuare il potenziale dinamico della vettura con il lancio, nel
1961, della prima Mini Cooper. Negli anni settanta, la produzione della
Cooper fu temporaneamente sospesa, ma il nome Mini Cooper era ormai
diventato sinonimo di una vettura di piccole dimensioni, agile e
sportiva.
Oltre all'intervento di John Cooper, la celebre vocazione sportiva era
anche dovuta al geniale design del telaio della Mini classica. Issigonis
introdusse un'assoluta innovazione con lo sterzo e le sospensioni della
sua nuova creazione, e così facendo pose le basi per il go-kart
feeling, fino ad oggi così tanto apprezzato da tutti gli automobilisti.
Giunti omocinetici riducevano la coppia motrice, un controtelaio (a cui
erano fissate le ruote posteriori) migliorava la stabilità direzionale e
molle in gomma, così come piccoli ammortizzatori telescopici,
garantivano una risposta precisa e un ritorno elastico progressivo. Il
concentrato di idee presente in questa piccola vettura è a tutt'oggi
sorprendente. Il risultato - la famosa maneggevolezza della Mini
classica - spiega perché la vettura continua a godere dell'apprezzamento
di una comunità di fan così affezionata.
Quando nel 2001 fu lanciato il modello erede dell'originale, divenne
chiaro che sarebbe stato necessario realizzare un telaio innovativo a
livello tecnologico che potesse ancora garantire il divertimento di
guida. La MINI Cooper colse la sfida in grande stile, grazie alle
sospensioni anteriori MacPherson, ai semiassi di uguale lunghezza,
all'assale posteriore multi-link - unico nel segmento delle auto di
piccole dimensioni - , freni a disco sulle quattro ruote e DSC (Dynamic
Stability Control).
La MINI Cooper S di ultima generazione dispone anche di servosterzo
elettrico con funzione Servotronic, un sistema DSC che comprende il DTC
(Dynamic Traction Control) e una funzione di bloccaggio elettronico del
differenziale dell'asse anteriore. Noto come differenziale autobloccante
elettronico (EDLC), questo sistema dota la MINI di una caratteristica
fondamentale per i tornanti difficili dei passi alpini, frenando in modo
adeguato per migliorare l'uscita dalle curve e ottimizzando la risposta
dello sterzo. Inoltre, premendo il pulsante di serie Sport Button della
MINI Cooper S, si agevola la manovra di sterzo, generando un suono del
motore particolarmente sportivo. Certamente, tutto questo era
inimmaginabile 50 anni fa, ma John Cooper lo avrebbe approvato
incondizionatamente.
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