Tra poco più di una settimana si accenderanno i riflettori sul mondiale
di Formula 1 con le presentazione delle prime monoposto che animeranno
la nuova stagione. La massima serie non è comunque indenne dal difficile
momento che sta vivendo l'economia mondiale, come dimostrano i sedili
ancora da assegnare, l'abbandono della cenerentola HRT e le difficoltà
che manifestano altri team...
"Stiamo tornando agli anni '90, quando la griglia era composta da
diciotto scuderie (prevalentemente privati) costretti a completare il
budgets puntando sui piloti con la "valigia". Premettendo che se un
pilota arriva ad avere la Superlicenza merita la F.1, la mancanza di
reperire il budgets attraverso le proprie sponsorizzazioni costringe la
scuderia a preferire quei piloti che possono contare sull'appoggio di
multinazionali o di Nazioni che usano il palcoscenico dello sport per
promuovere il Turismo e i propri prodotti commerciali non seguendo una
meritocrazia sportiva. La gestione finanziaria dei Team non migliorerà
di certo con il ritorno del motore turbo nel 2014 con un ulteriore
aumento dei costi".
Negli ultimi anni sono stati fatti numerosi, e vani, tentativi per
ridurre i costi, passando per la limitazione ed eliminazione dei test
privati e il numero di persone in pista. "Le forze sono state solamente
spostate da un settore all'altro. La limitazione dei test privati in
pista ha costretto le scuderie a dirottare le forze verso nuovi settori,
come il virtuale e la simulazione. Inoltre i top team possono contare
su una squadra a "casa" che supporta il muretto nella gestione della
corsa. Per diminuire realmente i costi bisognerebbe avere macchine meno
sofisticate, limitare l'elettronica e la ricerca esasperata
dell'aerodinamica e stabilire comunque regolamenti che favoriscono lo
sviluppo di materiale e tecnologia che si possono traslare alla
produzione di serie. Faccio comunque molta fatica a capire come si
possano tenere sotto controllo i tetti di spesa", analizza il manager
faentino, Gian Carlo Minardi.
"Da sempre l'automobilismo è tra gli sport più costosi e fin dai tempi
lontani i piloti che sono arrivati in F1 potevano contare sull'apporto
della famiglia e di aziende importanti. E' difficile vedere un ragazzo
che va avanti solo con le proprie forze. La rivoluzione che sta portando
avanti la FIA è atta a diminuire il numero di categorie, facilitando
così l'individuazione del talento. Una volta avevamo solamente F1, F2 e
F3. La F2 vedeva la presenza di 4-5 costruttori e altrettanti motoristi.
In questo modo emergeva veramente il talento. Bisogna avere il coraggio
di fare dei passi indietro, anche se non è facile. La CSAI ha preso una
decisone sofferta e discutibile, come quella di sospendere l'attività
della Formula 3 Italia, collaborando con Berger e la FIA, nell'intento
di perseguire e appoggiare questo cambiamento".
A pochi mesi dal via dei vari Campionati Nazionali molti team non hanno
ancora completato il loro organico e ci sono molti contratti ancora da
firmare e concludere: "Oggi abbiamo ancora molti posti liberi in team di
GP2, GP3 e WSR. Il fatto che team vincenti non abbiano ancora completato
il loro organico è un campanello d'allarme non indifferente. In
aggiunta stiamo assistendo anche ad un altro fenomeno particolare da
tenere sotto controllo: molti genitori stanno entrando, o comprando, in
prima persona il team per agevolare la crescita professionale del
proprio figlio. Questo sicuramente nel presente dà stabilità e certezza
ad alcuni Team, ma qualora i risultati non dovessero arrivare questi
potrebbero abbandonare velocemente l'avventura. Un po' com'era successo
con l'ingresso in F1 delle case automobilistiche che, successivamente
all'arrivo della crisi, hanno abbandonato la scena mettendo in
difficoltà il sistema".