La storia del 'dream team' a puntate: oggi tocca ad Eddie Lawson

13/11/2008
Fabio Martino
Ci sono piloti che anche se presenti
nell'Olimpo della MotoGP col trascorrere del tempo fanno parlare
meno di sé. Questo perché sono stati meno "personaggi" ed hanno
badato più alla sostanza dei risultati che ad altro; uno di questo è
Eddie Lawson.



Classe 1958, Eddie fa la sua prima apparizione nella Top Class
pilotando una Yamaha di giallo vestita a fianco di King Kenny
Roberts.

Debutto certamente scomodo quello accanto al "Marziano" che, non
dimentichiamo, è colui che ha
rivoluzionato
lo stile di guida nelle moto da corsa. Prima di lui, infatti,
nessuno si sognava di guidare di traverso e di tirare il ginocchio
fuori trasformandolo nella terza parte di una moto (oltre alle
ruote) a toccare terra.

Scomodo anche perché King Kenny non esitò ad additare Eddie come una
delle cause principali che gli fece perdere il quarto titolo iridato
in favore di Spencer, in quanto fu ritenuto responsabile di non
avere contribuito a rubare punti al portacolori della Honda.



Con il ritiro dalle corse di Roberts Sr. nel 1984, Lawson ereditò
comunque il ruolo di prima guida della Yamaha. Il mondiale con
alterne vicende arriva ad Assen con 72 punti per Spencer contro gli
89 di Lawson ma l'incidente di Spencer a Laguna Seca decide
definitivamente il titolo mondiale a favore proprio dello
statunitense.

In soli due anni dal suo debutto, Lawson vincerà quindi il suo primo
mondiale nella classe regina.



Nel 1985 il Campione del Mondo è deciso a tenersi la corona ma,
nonostante l'aiuto del nuovo motore con distribuzione degli scoppi
raggruppati in 70° di rotazione dell'albero motore che sarà una vera
rivoluzione per quei tempi, Steady Eddie perderà il mondiale a
favore di Spencer che vinse quell'anno anche nella classe 250.



L'inizio del declino di Freddie Spencer a causa del tunnel carpale
(problema che oggi è di risolvibile soluzione, ma a quei tempi
poteva costare la carriera) regala però ad Eddie
il secondo e
affatto immeritato titolo mondiale del 1986.

Due stagioni più tardi, dopo un anno di digiuno in favore di Garner,
Lawson conquista l'ingresso nell'Olimpo dei Campioni grazie al terzo
titolo iridato che sarà anche l'ultimo in sella alla Yamaha.
Nell'anno successivo, infatti, il pilota americano passerà poi nel
team Honda Rothmans alla guida delle NSR dell'HRC affiancato dal
tecnico Erv Kanemoto vincendo il suo quarto ed ultimo titolo
mondiale e scrivendo il suo nome nell'albo d'oro accanto a Mike
Hailwood e John Surtees.



Ritornato alla casa di Iwata l'anno successivo al fianco del giovane
Reiney per la stagione '90, il campione del mondo parte bene ma un
incidente lo mette presto fuori gioco a causa delle pasticche freni
montate al rovescio... Eddie si ritrova letteralmente a cercare di
fermare la sua moto con i talloni ma finisce in malo modo sulle
protezioni fratturandosi la caviglia.

Quell'anno si consolò solamente con la vittoria alla 8 Ore di
Suzuka, ma questo è il canto del cigno di Steady Eddie.



Nelle stagioni 1991 e 1992 passerà alla Cagiva dei fratelli
Castiglioni, ottenendo nel 1992 al Gran Premio di Ungheria il ultimo
successo. Vinse grazie al suo enorme grado di conoscenza del mondo
delle corse, e grazie ad un terno al Lotto azzeccando una scelta
giusta di pneumatici in un umido Gran Premio dove tutti scelsero
gomme da bagnato mentre lui in poche rondate si trovò a correre sui
binari con le sue intermedie non appena la pista iniziò a
asciugarsi.



Nei suoi 130 Gran Premi con 31 vittorie, 31 secondi posti e 16 terzi
posti, Lawson batté campioni del calibro di Spencer, Sheene, Gardner,
Rainey, Schwantz, Doohan, Mamola, Sarron, Roche, Magee e Haslam,
Barros e Kocinsky...... scusate se è poco!