Prognosi riservata per un paziente senza medici: quale futuro per la F1?

25/03/2015 » Formula 1 Matteo Lupi - ( twitt: @japanpower81 )

Potrebbe essere un nuovo inizio ma potrebbe rappresentare anche l'inizio della fine. Il GP di Malesia che domenica raggiungerà la sua diciassettesima edizione sarà uno spartiacque importante tra quel che è stata la F1 e quel che vorrà diventare.


Dal punto di vista tecnico-sportivo l'inizio di stagione non è stato certo scoppiettante, ma in fin dei conti era ampiamente prevedibile: da quando è nata l'era Power-Unit le Mercedes corrono un campionato a parte, lasciando le briciole al resto della griglia. La crescita della Ferrari sembra aver fatto da contraltare ad un appannamento di Williams e Red Bull: a Maranello hanno lavorato bene confermando i riscontri dei test con prestazioni da top 5 per entrambi i piloti, ma la vetta è ancora lontana e nessun altro è attualmente in grado di lottare per la vittoria.


Non bastasse il già traballante contesto sportivo, il Circus deve fare i conti un con drammatica crisi di credibilità. Le roboanti promesse della vigilia stanno trasformando la sfida tecnica dei motori turbo in un bagno di sangue per la stragrande maggioranza dei team, senza che ci sia stato un benché minimo ritorno di immagine: spalti sempre più deserti con un fuggi-fuggi globalizzato di appassionati e sponsor.


Perso definitivamente il GP di Germania, nonostante il tentativo di salvataggio operato dalla Mercedes, l'emorragia non accenna a fermarsi neppure se si sposta l'attenzione sugli ascolti delle TV. L'iter intrapreso da Bernie Ecclestone, con la FOM intenta a stringere accordi che prevedano un numero crescente di Gran Premi trasmessi in esclusiva dalle pay-tv, è un boomerang che sta spegnendo la passione dei tanti spettatori della domenica, quelli che, in sostanza, contribuivano a garantire i numeri importanti segnati nei primi anni del nuovo millennio.


D'altro canto la F1 di oggi è un prodotto difficile da decifrare: le monoposto hanno un appeal discutibile con un sound che non sarebbe in grado di offrire emozioni nemmeno ad un bambino, il regolamento tecnico-sportivo è una ridda di paletti che limitano la creatività di tecnici e piloti, occludendo la vena creativa attraverso sanzioni spesso spropositate rispetto all'azzardo, ma quel che è peggio, e che lascia disarmati in merito alla concretezza di un organo come la FIA, è l'assoluta impalpabilità di soluzioni e contenuti tecnici in grado di rendere vincente un team rispetto ad un altro: a fare la differenza sono aspetti che lo spettatore nemmeno percepisce.


La gestione delle vicende di Sauber e Manor/Marussia, così come dell'incidente di Fernando Alonso nei test di Barcellona ha finito per acuire la situazione, restituendo l'immagine di una globale presa per i fondelli. Il team elvetico ha sbandierato ai quattro venti la solidità delle sue nuove partnership con Felipe Nasr e Marcus Ericsson, dimenticandosi però del contratto siglato con Giedo Van Der Garde, i cui sponsor avevano già versato 8 milioni di € indispensabili per finanziare il finale di stagione 2014. Monisha Kaltenborn se l'è vista davvero brutta rischiando l'arresto prima che l'evidenza dei fatti costringesse la Sauber a negoziare un congruo risarcimento: in un ambiente sano una condotta simile avrebbe portato a conseguenze ben più gravi, mettendo la manager austro-indiana nelle condizioni di non presentarsi più nel paddock.


Di assoluto livello anche la messa in scena della Manor, presentatasi a Melbourne con due vetture, due piloti, ma nessuna intenzione di scendere in pista, data la mancanza del software indispensabile alla gestione dell'elettronica di bordo. Le MR03B non sono nemmeno state accese, trasformando il box in deserto showroom.


Domenica tornerà in pista Fernando Alonso, reduce dal periodo di riposo impostogli dai medici, ma ad oltre un mese di distanza dall'incidente, l'unica versione ufficiale resta quella fornita dalla Mclaren nei giorni immediatamente successivi, con l'asturiano tramutatosi improvvisamente da pilota più pagato del Circus a gentleman driver incapace di controllare una folata di vento.


Parrebbe di trovarsi di fronte alla sceneggiatura di un film nel quale il quadro clinico del paziente (F1) è serio, i medici (FIA) si interrogano perennemente alla ricerca di soluzioni ed il farmacista (ECCLESTONE) spara a zero contro i medici rei di aver peggiorato la situazione, salvo essere stato zitto quando avrebbe potuto e dovuto parlare...perchè in fin dei conti una Mercedes vincente che la smettesse di minacciare l'abbandono per mancanza di risultati faceva comodo a tutti, lui per primo.

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